
SEMPLICEMENTE
Fare cose buone può sembrare semplice, ma non sempre lo è. Servono passione, abilità e buoni ingredienti. Serve tempo, tanto tempo. Nella pasticceria, poi, serve molta precisione.
Io mi diletto spesso in cucina, ma conosco il mio limite. In generale, la mia filosofia prevede di cucinare quanto più possibile “fai da me”, acquistando solamente ottimi ingredienti ed evitando cibi pronti. Quando acquisto qualcosa di preparato, però, il motivo è sempre e solo uno: ritengo che il prodotto sia eccellente e migliore di quanto potrei fare io. Esiste una meritocrazia nella mia cucina… nella vita è un’utopia, ma per fortuna qui sono io a decidere! Certo, il tempo è tiranno e sarebbe facile cadere in tentazione, lasciando fare agli altri, ma per me sarebbe uno smacco dar da mangiare qualcosa che avrei potuto fare meglio, controllandone gli ingredienti.
Quando qualche pietanza creata da altri entra nella mia cucina, significa che ha soddisfatto appieno le mie aspettative e chi mi conosce lo sa.
C’è un posticino a Pilastro di Langhirano (PR), dove la qualità la fa da padrona. Il proprietario prova spesso a deliziarci con delle freddure da humour inglese, ma è molto più bravo nella creazione di dolci favolosi, che sanno di passione con un retrogusto di grandi capacità nell’arte dolciaria (nulla volendo togliere alla sua simpatia). Si tratta di una piccola pasticceria, il cui nome credo sia frutto di una delle sue tante battute: “Semplicemente” non ha nulla di semplice dietro le quinte, se non il fatto che ogni suo prodotto ci ricorda che per ottenere degli ottimi risultati servono “semplicemente” tanta cura, tanta maestria e tanta bravura nella scelta delle materie prime.
Nella foto uno dei pochi superstiti della grande abbuffata di Natale, che purtroppo non riuscirà a sopravvivere a lungo (credo lo finiremo nell’arco di 24 ore)! Mi spiace solamente non aver potuto fotografare i due panettoni precedenti, che oltre ad essere superlativi come gusto, erano splendidi visivamente. Credo comunque che li ricorderò per sempre (o perlomeno finché la memoria non mi abbandonerà), come tutte le prelibatezze che sono entrate nel mio personale Olimpo del buon cibo.
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